5 secondi.
Brucia. Le mia pelle pullula di cicatrici, di ferite aperte, il sangue brucia contro l'acqua insaponata.
È così che ti ho perso; il nostro amore bruciava come il fuoco di mille soli e ho finito per rimanere bruciata.
4 secondi.
Gela. L'acqua a contatto con la mia cute è fredda, gelida, vuota, senza emozioni, sentimenti.
È finita per questo; ti ho perso e il mio cuore è diventato una terra gelata, desolata, il mio cuore è divenuto un deserto perennemente ghiacciato.
3 secondi.
Apnea. La mia gola è asciutta pur stando nel più profondo blu della mia vasca, sto mollando.
Sto mollando perché tu hai mollato; mi hai lasciata da sola in questo mondo ad affrontare il destino crudele dell'essere umano, di questo amore atroce.
2 secondi.
Gioia. Perché per un momento mi pare che tutto sia più giusto così, con io che ti vengo a prendere.
I momenti belli sono presenti, non passati; non esistono i ricordi, ci sei tu che mi afferri la mano e mi dici che tutto andrà bene, dolci amare bugie.
1 secondo.
Dolore. Non sento più niente ma sono in pace con me, la me stessa che un tempo conoscevi.
Non fa male; non fa più male fisicamente, ma solo nel mio petto, nella mia anima, l'anima che ti ho dato, che ti ho concesso, che ti sei portato via senza rammarico.
Sono i 5 secondi più lunghi della mia vita, i più corti,
i più dolci, i più brutali.
Sono l'ossimoro della mia vita, la mia sinestesia, la mia metafora, la mia personificazione, la mia elissi.
Sono la mia chimica, la mia geografia, la mia storia, la mia arte.
Questi secondi sono i 5 in cui brucio, in cui gelo, in cui soffro, in cui gioisco, in cui mollo.
Sono i 5 secondi dove penso a te, dove trovo la mia unica consolazione sul fondo di una vasca da bagno, perché solo chi tocca il fondo raggiunge la salvezza.
Sono solo 5 secondi.
Sono le 11.59 di lunedì 13 agosto 2017 e l'orologio ha contato cinque tocchi.
Sono cinque veloci pesanti secondi prima che io chiuda gli occhi.
«Avevo sempre creduto nelle favole.
Avevo sempre sperato di viverne una.
E ora... c'ero dentro.
Camminavo tra le pagine, percorrevo sentieri di carta.
Ma l'inchiostro grondava.
Ero finita nella favola sbagliata»
_ Nica (Fabbricante di lacrime)