Il più piccolo, con le lacrime alle estremità degli occhi e la bocca che iniziava a rilasciare rivoli di bava a causa della stretta del più grande intorno al proprio collo, fece il vano tentativo di pronunciare qualche parola che, indubbiamente, non uscì, a causa della mancanza d'aria nel suo fragile corpo.
Dal canto proprio, il più grande non poté far a meno di ridere in modo maligno, mentre con le proprie mani stava per togliere la vita al piccolo ragazzino; l'unica cosa a cui pensava, in quel momento, era come sarebbe stato soddisfacente affettare la carne del corpo inerme del ragazzino della quale, anche solo ad occhio nudo, era possibile accorgersi la morbidezza. Si passò una lingua sulle labbra, prima di avvicinare le labbra al viso del ragazzo; o meglio, al suo orecchio.
«Pronto a incontrare i tuoi simili, pezzo di merda?»
Mormorò contro il suo orecchio, riferendosi al fatto che lui non era diverso da tutte le altre persone che aveva ucciso; era inutile e ingenuo tanto quanto lo erano stati gli altri.
Il ragazzino socchiuse gli occhi, aspettando che la morte lo inondasse e lo facesse cadere nel buio tetro e pauroso, mettendo fine a tutto ciò che il ragazzo più grande gli stava procurando, sia fisicamente che psicologicamente.