Venne abbandonata, mentre la neve cadeva lentamente, in una notte d'inverno, nel settembre del 1387, ai piedi del monte Galdhoppingen, in Scandinavia. Nuda, coperta soltanto da un mantello bianco, ansimava e piangeva dentro ad un cestino di medie dimensioni, pieno di bacche e frutti di bosco. Scalciava talmente tanto da parer una forza della natura, ma non piangeva né urlava. Nel cielo stellato le nubi verdastre oscuravano in parte la luna piena e la foresta era completamente illuminata dall'aurora boreale: un paesaggio a dir poco divino. Nella foresta si riusciva a percepire, nel silenzio più assordante, il fruscio delle foglie delle conifere mosse dal vento. Una bella atmosfera per gli occhi, ma non per il tenero cuore della piccola. Furono i suoi genitori a portarla in quel luogo, o meglio, Federigo, suo padre. La madre, Catlyne, dopo cinque lunghe ore di travaglio dovette riposarsi o non ce l'avrebbe fatta. La fanciulla aveva una famiglia di umili origini, precisamente di contadini. L'ostetrica tentò in ogni modo di far scendere almeno un diamante dagli occhi della piccola, di provocare il suo fuoco pungente, ma non servì a niente. La diedero per morta. Ormai senza speranze e colmi di dolore, decisero di suicidarsi per rivedere al più presto la loro amata figliola.
Naim aveva solo pochi giorni di vita quando venne trovato da una coppia di elfi che decise di crescerlo come loro figlio nonostante lui fosse un semplice umano.
In un posto che non è il suo sarà in grado di vivere e soprattutto troverà la sua vera natura?