Uscì di scena accompagnato dagli applausi del pubblico, per i quali si meravigliò, come se fosse la prima volta che li ricevesse.
Ad aspettarlo, dietro le quinte, c'ero io, girata di spalle, per non farmi vedere nel mare di lacrime in cui mi ritrovavo.
Mi girò davanti a sé, come se mi stesse salvando da un annegamento. Ripresi a respirare, come se fino ad allora fossi rimasta in apnea. Mi asciugò le lacrime, poi strinse le mie mani nelle sue, per darmi forza, ma sul suo viso era chiaro che non stesse capendo il motivo di tanto mio piangere.
«Perché?», riuscì a chiedermi, nel modo più dolce e delicato possibile.
«Sei stato...», non feci in tempo a finire la frase che una nuova ondata di lacrime si fece strada dentro e fuori di me.
«Orribile?», domandò, un po' ironico e un po' confuso.
«Ma se ti hanno applaudito tutti!!», esclamai quasi arrabbiata, dandogli un colpetto sulla spalla.
Poi continuai: «Sei stato meraviglioso, Luca, ecco perché piango. E poi perché...»
«Shh, non possiamo stare qui. Seguimi».
Mi prese per mano e, a passo svelto, mi portò nel suo camerino. Accese la luce e chiuse la porta.