In the name of Odin: dance of crows[libro secondo]
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Ongoing, First published Jun 03, 2018
Storia scritta da PrincipeVegeta45 e Mikaelson-Stark. Secondo libro della saga "In the name of Odin". Skuld era stata strappata dalla sua nuova terra, il Wessex, dove si era trasferita per cercare fortuna con la sua famiglia. In modo inumano le stavano portando via il senso dell'esistenza, la fede e la speranza. Niente avrebbe avuto più senso in un altro caso, ma lei era diversa e decisa a riprendere la sua sorte tra le mani, in un modo o nell'altro... e se questo avrebbe comportato stringere alleanza con una figura vicina, eppure così tanto distante dalle sue origini, lo avrebbe fatto senza esitazione. Determinata, ostinata a compiere il suo destino oltre ogni ostacolo. 
Si era ritrovata schiava presso una ricca famiglia parigina e ogni notte veniva perseguitata dalle voci agonizzanti dei suoi familiari che chiedevano vendetta per aprire le porte del Valhalla, una vendetta che il loro re, Ragnar Loðbrók, non gli aveva mai dato.
Quando tutto sembrava perso però i vichinghi, capeggiati dal Re in persona, bussarono alle porte di Parigi e il sentimento di vendetta di Skuld riemerse dalla sua anima torbida e tormentata, decisa a punire chi aveva destinato a Hel la sua cara famiglia.

Prequel: "Tales of Fate"
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30 parts Ongoing

Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre. Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura". Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro. Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido. Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata. Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.