< Buongiooornoo > urlai mentre scendevo le scale di casa per andare in cucina
< Bella! Non urlare! Tua sorella sta ancora dormendo! > sentii mia mamma richiamarmi dalla cucina...
< E perché quando dormo io voi fate così tanto chiasso che sareste in grado di svegliare una mandria di elefanti sordi? > urlai con tono così alto che mia sorella uscì dalla sua camera con i capelli per l'aria ed un sorriso da serial killer molto inquietante.
< 1,2,3.... adesso sei morta!> iniziò a rincorrermi lei per tutta la casa con il volto rosso per la rabbia ed io che ridevo come una fossennata, cosa che le dava molto fastidio evidentemente.
< Ehi adesso basta > disse con tono autoritario mio papà mentre rientrava a casa da non so dove.
< Tesoro, ho cercato di sistemare le cose ma non abbiamo altra scelta, dovremmo dirlo anche alle ragazze, poi sarà troppo tardi penso > disse papà bisbigliando alla mamma.
< Ragazze, so che per voi non sarà molto facile, ma non abbiamo altra scelta, dobbiamo andare a vivere a Milano per un po' di anni... >
È possibile che una sola frase sia in grado di distruggere 17 anni di vita? Penso proprio di si, io non volevo abbandonare la mia casa, i miei amici e i miei posti preferiti per andare a vivere in mezzo a persone che pennosano solo al lavoro e che parlano con un accento strano.
<Lei non lo sa> sussurrò papà dopo all'orecchio della mamma mentre usciva dalla stanza lasciando me e mia sorella pietrificate.
Real Madrid. La mia squadra del cuore.
Ricordo ancora quando mio padre mi portava alle partite del Real, ero solo una bambina. Quando un piccolo passaggio gli faceva spuntare un piccolo sorriso sulle labbra.
Quel sorriso che si é spento troppo in fretta, come un soffio su una candela.
Il tempo passò é la passione per il calcio non smise mai, ogni partita del Real era come vita per me.
Mia madre si riprese subito dalla perdita di papà, trovandosi un compagno qualche mese dopo. Si chiamava Julien e aveva un figlio. Hector Fort. Giocatore del Barca, numero 32.