Mi chiamo Gaia, che è un nome che in latino vuol dire felicità, ma in greco voleva dire terra. Penso sempre che i nomi influenzino quelli che siamo e che non ci vengano dati casualmente, solo che forse con me hanno sbagliato qualcosa, perché la felicità è molto lontana da me, per questo mi faccio chiamare Emily, che non so cosa significa. Gli amici mi chiamano "stellina", che significa che brillo, ma sono un po' piccola e mi vedono in pochi. Ho finalmente diciotto anni eppure stavo meglio quando ne avevo quattordici e non vedevo l'ora di questo momento. Sono innamorata, perché non so stare senza un chiodo fisso. Lui è come il sole e io mi scotto sempre, anche se me lo ricordano tutti di mettere la crema solare. Abito a Milano e la mia migliore amica abita a Roma che è un po' come dire che il mio cuore è laggiù e la mia testa è quassù. Di me dicono solo cose cattive, ed hanno anche ragione. Scrivo dal 2012 perché sono egocentrica e il mondo mi fa schifo, così ne creo tanti tutti miei tra le pagine. In pratica gioco a fare Dio. E mi piace così tanto che scrivo sempre, sui muri, sul vetro della doccia, ricalcandolo per non farlo andare via con il vapore, sul computer, a mano, in classe. Qui è solo un po' più in ordine.
Una breve raccolta di poemi scritta da Scuotto Mattia.
Il testo parla della sofferenza di una persona che nonostante abbia perso tutto ciò che egli poteva desiderare in ambito amoroso.
Tra delusioni e diffidenza, è così che lo scrittore presenta il mietitore.
Una figura eterna e immutabile.
In grado di ascoltare solo la vera donna che egli ha amato, oltre a se stesso.