[...] Me ne stavo lì a guardarti come si fa con un quadro, a studiare e a capire chi mai ti avesse dipinta così bene, quale colore venne usato per rendere lucenti i ciuffi che portavi spesso dietro l'orecchio. Eri una rosa rossa appena sbocciata, accattivante, ma tremendamente pericolosa con le tue spine. All'inizio avevo paura a toccarti, perché mi sarei punto, avrei versato gocce di sangue, e quella ferita non si sarebbe più rimarginata quando te ne saresti andata. Saresti appassita tra le mia mani e il vento avrebbe portato via i tuoi petali soffici. Una storia d'abbandono, di rinascita, d'amore, di dolore.
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