Cronache celesti

Guardai verso la cattedra e mi accorsi che il mio compito era rimasto solo soletto vicino al dizionario mentre tutti gli altri erano vicino al registro.
Lo guardai bieco, immaginando di comunicare con lui. Stupido compito, gli dissi, se fossi una persona ti avrei già strozzato con queste mie stesse mani, subito dopo aver tirato il collo all'inventore della nomenclatura. Anzi, ti avrei tagliato la testa e le mani come hanno fatto al povero Cicerone.
Ti odio, ti odio, compito. Ti odio, ti odio, ti ODIO!
Con gli occhi della mente mi immaginai il foglio prendere fuoco come per magia. E mi ritrovai pure a desiderarlo fortemente, come se potesse succedere veramente.
Brucia, foglio immondo, brucia nelle infinite e laceranti fiamme dell'inferno!
E all'improvviso accadde.
Non seppi bene come fosse accaduto, ma seppi che stava accadendo. Come in una sequenza di fotogrammi al rallentatore mi vidi qualcosa da qualche parte di fronte a me divampare e sentii un grido lontano che sembrava provenire dalle profonde corde vocali della mia professoressa di scienze Manuela Wilkinson.
Mezzo secondo più tardi appurai, con mio grande sconcerto, che il mio compito di chimica, ossia la mia sciagurata verifica sulla nomenclatura, ossia il pezzo di carta sul quale avevo scritto due cavolate riguardo al sodio e al cloro, aveva preso effettivamente fuoco.