Ci sono delle notti in cui, guardando fuori dalla finestra, ci si sente le palpebre pesanti e tutto ciò che si desidera è buttarsi sul letto, con o senza lenzuola, a dormire. E poi c'erano le notti stellate. Nel 1917 si pensava a ciò che avrebbe comportato la Grande Guerra al suo termine.
E poi c'era lei.
La bambina di appena tre anni che guardava le stelle fuori della sua finestra immaginando un mondo migliore. Un mondo dove c'era solo la pace, mai la guerra. Dove piangere per tristezza fosse proibito.
Quella notte, rapidissima, una stella cadente attraversò il cielo. Melody Lestrange chiuse gli occhi ed espresse il suo desiderio:
"Voglio vivere di avventure".
All'improvviso le venne un'idea. Corse in punta di piedi nella stanza di fianco e si sedette sul letto con le gambe a penzoloni:
«Leta?»
«Sì?»
«Sei sveglia?»
«Certo che sono sveglia, Melody»
«Mi sto annoiando» sbuffò la piccola.
«Dormi» sbadigliò la maggiore.
«Solo perché hai quasi vent'anni non vuol dire che tu ti debba comportare da adulta» ribatté lei.
«Melody...»
«Fai una magia?» chiese lei.
Leta non era gentile e disponibile, di solito, ma quella bambina riusciva ad addolcire anche lei.
«Quindi... cosa vuoi vedere?»
«Il tuo Patronus!» esclamò Melody.
«Sai che non è il massimo...» mormorò Leta.
«Sì!» esclamò Melody, saltellando. Chiuse gli occhi e pensò al suo ricordo più felice, così come Leta:
«Expecto Patronum!» dissero entrambe.
Un gatto siamese fece il giro della stanza.
«È bellissimo!» gioì Melody, iniziando a correre.
«Melody? Melody, aspetta, qui è scivolo-»
La bambina stava per cadere rovinosamente, ma si bloccò e tornò perfettamente in piedi. Leta era basita. Raramente i maghi e le streghe davano segni di magia a soli tre anni. Avrebbe avuto molte più capacità di lei. Non avrebbe mai più potuto stupirla. Le puntò la bacchetta contro:
«Oblivion»
Con @Giuseppetritto9
Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre.
Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura".
Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro.
Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido.
Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata.
Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.