“Era come se in quell'istante non mi importasse più niente, volevo solo essere con lui: nella sua mente, nei suoi ricordi, tra le sue braccia, tra i suoi pensieri. Avevo la voglia pazzesca di piangere ma non lo facevo, le lacrime non uscivano si accumulavano nei miei occhi e rimanevano ferme, ad aspettare. Volevo veramente che lui in quell'istante mi guardasse negli occhi e mi sorridesse, solo il suo sorriso poteva farmi scampare da quell'inferno. Ma invece non lo faceva, e io rimanevo a fissare il vuoto come se ormai nulla avesse un senso. I miei film mentali riuscivano a farmi sentire meglio, mi facevano sentire con lui, dentro di lui. Quando ero triste mi bastava un suo sorriso per cambiarmi l’umore. Lui era sempre con me: a scuola, casa, ovunque. Ormai non me ne fregava un cazzo dei compiti, o delle verifiche, dell’esame o degli amici. Mi importava solamente di lui. I suoi occhi parlavano, urlavano, trasmettevano. Come se due occhi color verde intenso riflettessero parole. E io li capivo quegli occhi, io in quegli sguardi capivo. Io di quegli sguardi vivevo.” [...]
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