La pazzia non è poi cosi male

"Sposto infastidito lo sguardo sulla targa davanti alla sua postazione, la stessa che si trova sulla porta di vetro opaca del suo studio. Osservo ogni lettera con maniacale attenzione, sperando che questo possa ritardare la tortura che da ora a qualche minuto sarò costretto a subire. "Dott.sa Jhonson Barbara - psicologa infantile" leggo come un mantra, come se non avessi già imparato quelle stupide cinque parole già un paio d'anni fa, quando sono stato costretto a parlare con lei la prima volta. "
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"Faccio finta di non sentire le voci nella mia testa e esco dal dipartimento, accendendomi subito una sigaretta, pensando se andare subito a casa o mangiare prima qualcosa, mentre mando un SMS a mio padre con il risultato dell'esame. Faccio per rimettere il cel in tasca quando quello comincia a suonare. Sgrano gli occhi leggendo il nome di Andrea, seguito da un cuoricino, e rispondo confuso.
«Jack» sento il mio nome, anche se sembra più un singhiozzo.
«Andrea?» lo chiamo, cercando di attirare la sua attenzione.
«Jack, aiutami ti prego!» sono le sue parole, spezzate dal pianto che l'ha colpito."