Il ticchettio delle lancette dell’orologio riecheggia nella stanza, riempendo il silenzio che ormai accompagna inesorabilmente la ragazza, stesa sul proprio letto a fissare ogni piccola crepa del soffitto. Le piace pensare che un giorno quelle crepe spariranno magicamente, e nell’attesa di una prova tangibile dell’esistenza di miracoli, emette un sospiro rumoroso, passandosi una mano sul volto. Sophie sa benissimo che non può passare tutto il tempo così, in balia delle proprie emozioni. Il peso sul petto si fa sempre più forte, il respiro diventa corto, la vista si offusca, i pensieri sono sconnessi. Non di nuovo, maledizione. Aiutandosi con le proprie mani, si dà uno slancio sul materasso, in modo da raddrizzarsi con la schiena osservando poi il cielo fuori. Il cielo è completamente coperto da nuvole grigie e imponenti, nemmeno il vento sembra essere in grado di farle smuovere. E se le nuvole fossero una metafora della propria negatività? Smettila, Sophie. Ripetendosi mentalmente queste due parole ripetute volte, si dirige verso il proprio armadio, afferrando una maglia a maniche lunghe e la rispettiva giacca, che si affretta ad indossare. Il tempo non è certamente dei migliori, ma non ha intenzione di spendere un secondo di più in quelle mura. Quelle mura che ormai conosce a memoria, che le fanno credere di essere in trappola, che non ci sia via d’uscita. Afferra il proprio cellulare, controllando il display. Nessuna notifica. Lo infila con cura nella tasca dei propri jeans, per poi incamminarsi verso la porta di casa. Prima di aprire la porta, si perde qualche secondo a osservare la sala inesorabilmente vuota.All Rights Reserved
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