Ripresi la lametta. La guardai e alzai lo sguardo per vedere la sagoma riflessa nello specchio. Una sagoma così gracile da non reggersi in piedi, una sagoma così fragile da spezzarsi al primo soffio di vento, una sagoma così dolce e ingenua da aiutare tutti e ricevere solo odio in cambio. Una sagoma senza nome e senza ragione di vivere, una sagoma così inutile da non servire, una sagoma così insignificante da non mancare a nessuno. Una sagoma che adesso non è più una sagoma.