Luigi Pirandello diceva che ognuno di noi possiede una maschera: una per la famiglia, una per la società ed una per il lavoro. Quando si è soli però tutte queste maschere spariscono e fanno diventare quella miriade di sentimenti ed emozioni che abbiamo fatto finta di provare, non altro che una semplice massa informe di pensieri, domande senza risposte ed un senso di vuoto immesso che per tutta la vita ci dilanierà l'anima. Quando si è soli non si è più la persona socievole che si mostra di essere, non si è più una persona allegra e scherzosa e nemmeno gentile e ottimista, per questo certe volte inevitabilmente ci capita di domandarci chi siamo noi veramente o se gli altri ci vedono come noi crediamo di essere. In realtà Irina Cage, 17 anni, capelli ricci e neri e occhi di un turchese accecante, è tutto un fuor che felice. Felicità per lei non è il piccolo momento di spensieratezza che la fa distrarre dalla realtà, non è l'istante in cui la sua mente si svaga mentre disegna nel suo Hopad, ma lo è quasi il momento in cui arriva l'istante ideale, il connubio perfetto tra il cielo dipinto di colori accesi e sfumati ed il suo cuore apparentemente vuoto, spento, malandato: il tramonto. Infondo Irina come dovrebbe sentirsi se non completamente inutile e vuota in seguito all'evento che da bambina le ha rovinato la vita, che le ha tolto tutto ciò che aveva di più caro? E se invece una delle persone di cui Irina meno si fida al mondo riuscisse a farle ritrovare se stessa? E se lei riuscisse a fargli capire che non bisogna cambiare per stare bene? E se venisse fuori un'inimmaginabile verità? "Ogni volta che ammiro il tramonto è come se mi guardassi allo specchio e ogni volta che vedo lui è come se guardassi il tramonto." ~Irina Cage