Le due velocità del mercato lavoro

Dagli anni '70 nelle società occidentali è diventato più importante il settore terziario, ossia lavorare nei servizi, piuttosto che un lavoro tradizionale nell'agricoltura o nell'industria, come in passato. Dagli anni '70 si è anche iniziato ad abbattere il ceto medio, sostituendo un modello dualistico, per cui una minoranza della popolazione, borghese o super-ricca, controlla la maggior parte delle risorse, mentre la maggioranza della popolazione rimane quasi a guardare. La televisione, di sicuro, che ogni giorno spaccia il raccomandato di turno per un nuovo fenomeno, persone spesso prive di grandi capacità professionali, ma molto pubblicizzate, anche perché hanno le conoscenze giuste per emergere, quella che una volta si chiamava "la spintarella", invece oggi pare un valore presenziare dovunque e fingere di essere lì per caso. Smarriti.
Apparentemente i due meccanismi sono diversi: il mercato del lavoro scollegato dal merito e l'elogio del terziario, ossia della comunicazione e delle pubbliche relazioni, invece sono i due lati della stessa medaglia. Non conta più quello che hai fatto, ma quello che dici in pubblico.
Una commedia mediatica, che assume i contorni della farsa, dall'apparire sui social, al cancellare chi è più valido, ha un curriculum migliore e non ha lo sponsor ai piani alti, rubandogli tutto, dalla pubblicità ai followers, ai contatti utili, un infinito elogio di chi non eccelle davvero in niente, laddove un tempo c'era il carisma, delle novità del momento, che domani saranno già dimenticate, sostituite da altre ancora più scarse. Giovani non prodigio e vecchie glorie.
I miracolati vanno sempre a braccetto.