Scesi le scale con gli angoli della bocca all' ingiù e con le lacrime che minacciavano di uscire, passai per il salotto con la testa bassa e la alzai solo arrivata in giardino. Sospirai guardando il cielo terso e perfetto di agosto che, a dispetto mio, sembrava tanto allegro. Sobbalzai quando sentii la mano di Livia posarsi sulla mia spalla. "Guarda" mi disse, accennando al giardino. Mi voltai. Un sorriso si fece spazio sul mio volto alla vista della scena che avevo davanti. "Non ci posso credere" le dissi. Fissai il mio sguardo nel mare che si ritrovava al posto degli occhi e la vidi sorridermi. Tornai a osservare la strana situazione: Nico e Damiano si stavano parlando come due amici, cosa che non erano mai stati e men che mai nelle ultime due settimane. Ogni tanto un sorriso sghembo si dipingeva sul volto dei due. Stranamente non avevano notato la nostra presenza. Meglio così. Avevo chiesto scusa a Nico solo due giorni prima, ma alle mie parole non aveva dato risposta. Nico e Damiano erano amici da sempre e avevano litigato per colpa mia. Si, mia. La mano di Livia fra i miei capelli mi risvegliò dalla moltitudine di pensieri che turbinavano nella mia mente. Poi ci fu la sorpresa. Nico e Damiano si abbracciarono. Un abbraccio sincero e colmo di affetto. Fu come un abbraccio fra il diavolo e un'angelo: strano. Nico strinse di più le braccia rispetto a Damiano lasciandosi andare. In quell'abbraccio rividi le risate, i pianti, l'amore, la malinconia e la spensieratezza di quei due mesi e mezzo. Quei fantastici due mesi e mezzo. Ecco. Le cose erano tornate come prima. Più o meno. Noi sette eravamo cambiati, e tanto. Nico aveva imparato a tirarsi indietro, a volte, Livia l'anno seguente si sarebbe iscritta ad un'accademia di danza, Damiano aveva abbandonato la sua maschera da egocentrico e narcisista, Leo era cresciuto sia fisicamente che mentalmente e Angelica aveva imparato che i soldi non fanno la felicità. E poi c'ero io.