"Ricordati che le lacrime hanno il diritto di solcare anche il più forte e illustre dei visi."
Non basta come descrizione, vero?
Se fossi in uno di quei programmi TV direi:
"Domanda di riserva? No? Oh beh, addio!" E sgambetterei via.
Quindi, non tentare di scoprire qualcosa su quanto ho scritto leggendo queste righe, piuttosto sbircia nel prologo -e prepara la candeggina per disinfettare gli occhi.
Anzi, siccome oggi sono particolarmente buona perché ho avuto la mia dose di salame giornaliera, ti concederò dei piccoli istanti, per capire se vale la pena di sprecare il detergente o meno.
Qui, nulla è come dovrebbe essere: quando si legge una fanfiction, ad esempio, ci si aspetta una trama tortuosa, che si conclude con la felicità.
Io, invece, ho reso la felicità partenza e la sofferenza meta: è grazie dolore, non alla gioia, che si scopre da chi si è amati, chi ci è fedele, chi è sincero o persino chi siamo noi.
Ho cercato di illustrare, con la storia della mia Dalyla, una vita che viene continuamente scombussolata da un susseguirsi ininterrotto di sventure.
Nonostante il travaglio, dopo c'è sempre il parto. Nonostante le ferite, dopo ci sono sempre le innoque cicatrici.
E nonostante i tradimenti, dopo c'è sempre amore.
Un amore diverso, dedalesco, in cui è possibile perdersi. Quello tra lei e lui. Quello nutrito verso due incredibili occhi blu, che sembrano provenire direttamente dal mare: una maestosa distesa di acqua salata, non pura, non immacolata, proprio come lui. Come Alexander Lightwood. Attraverso tante sventure e tante persone, i due scopriranno che c'è molto di più oltre la loro apparenza.
Sono sfumatura di due cuori, due anime, due caratteri e due corpi. Confusionaria gradazione cromatica, insomma. Concludo dicendo che se ancora non ti ho fatto scappare, ti invito a prendere parte a questo turbine, purtroppo rimasto inconcluso: ho dovuto interrompere la storia, ma nulla ne esclude un'eventuale continuazione.
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