[Quest'opera è in continua revisione.] Avevo avuto otto anni quando fui obbligata a lasciare la mia isola assieme a mio fratello e la mia sorellina. Quel gesto mi fece fuggire dal mio passato, ove la mia genuinità venne estirpata con un meschino gesto del destino. In aggiunta mi lasciai alle spalle il mio migliore amico, colui che con dedizione tentò di curare le mie ferite come se fossero state le sue. I miei ricordi inerenti a lui non si erano mai sfaldati nonostante gli anni e, malgrado il tempo che passava, un tarlo mi divorava dall'interno per informami che, da allora, la gioia sarebbe stata una vecchia amica. Se non fosse stato per quei pirati probabilmente sarei rimasta ancora assieme a lui a Ethis, isola tranquilla e quasi priva di pericoli. Forse sarei annegata nei ricordi di ciò che era stata la mia famiglia, se fossi restata lì mai sarei riuscita a ricominciare a vivere senza la presenza di mamma e papà. In quella terra i loro volti sbiaditi non avrebbero mai smesso di ridurmi in pezzi anche se, in un certo senso, li avrei ancora vicini. La nostra meta fin dall'inizio era Agrova, la cosiddetta "Isola del drago", che riuscimmo a raggiungere dopo nove anni dalla nostra partenza. Il motivo per cui mio fratello voleva portarci insistentemente in luogo considerato distrutto era celato nell'ignoto.