La Ragione del Mondo

Peter scosse il capo, facendo un passo verso Marco «Che ti sta succedendo, Marco? Chi ti ha ridotto così? Cosa ti ha ridotto così?»

Entrambi tacquero, perfettamente consapevoli della risposta, pronta sulla punta delle loro lingue, ma incapaci di dirla ad alta voce, perché troppo cruda, troppo dura, troppo nuda, per poterla pronunciare. Il silenzio calò nella stanza, riempiendo lo studio ed aleggiando nell'aria come una nuvola di fumo, annebbiando ciò che li circondava ed oscurando i loro volti. Marco teneva gli occhi rivolti verso la sagoma della luna che si intravedeva attraverso la tenda di lino: era piena e più luminosa, tanto da incendiare l'intera volta celeste. Peter, invece, gli occhi li teneva rivolti verso il pavimento, dove teneva ben ancorati i piedi ed i pensieri. Avrebbe voluto dire a Marco di smetterla, di mettere il naso fuori dalla porta, di esalare un respiro profondo e di ricominciare a vivere, eppure, la persona che aveva davanti agli occhi, sembrava esserselo completamente dimenticato. Avrebbe voluto ricordargli "L'Equilibrista", ricordargli che, non molti anni prima, lui stesso cantava "guardami, per un momento, sono io, sempre lo stesso". Una lacrima gli rigò il volto ed un singhiozzo ruppe il silenzio.

Marco, allora, puntò il suo sguardo - ora furente - negli occhi disperati di Peter, e, con le lacrime ad incorniciargli il volto tutto spigoli, trasse un respiro profondo, per poi pronunciare una sola ed unica parola «Io.»