Dopo qualche secondo passato in quella mia statica posizione, incapace di credere a quello che avevo appena visto, corrugai la fronte per proteggere gli occhi dal sole che era tornato a trionfare insistente sui miei occhi. Mi puntai con fatica sui gomiti rimanendo sempre sdraiato ma col busto sollevato, così da verificare ciò che avevo prima visto solo di sfuggita. Si distinguono ora un discreto numero di cose attorno a me, e prima tra tutte, nonostante la mia Casale sia brillante e capace di sovrastare ogni luogo comune che s'incontri in essa, quella ipotetica stella, dunque, che avevo avvertito al mio fianco poco prima.
"Dio, è proprio una stella"
Mi accorsi che era molto pensosa. Gli occhi sul prato, le sue dita giocherellanti coi fili d'erba freschi di mattino. Iniziavo dunque a ragionare, finalmente. E così, dopo aver formulato la prima frase di senso compiuto da quando ero lì, mi alzai ancora di qualche centimetro, con le braccia distese all'indietro, in modo da mantenere il busto ancora un poco più dritto. Questa terza posizione mi permise di allargare il campo visivo oltre gli ultimi alberi di quel luogo, che scoprii essere circondato avanti da tre edifici, separati da due vie. Intesi il posto e il suo nome. Poi abbassai gli occhi e respirai a lungo.
Dal prologo:
Lasciate che queste parole vi trovino, che vi accompagnino dove le vostre emozioni sono nascoste. Non c'è fretta. Entrate, a modo vostro.
Se leggendo, sentirete qualcosa che vi toccherà, che vi farà riflettere, che vi farà sentire di nuovo parte di qualcosa, anche nei momenti più solitari, allora ne sarà valsa la pena.
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