Amneris stava nella sua stanza, sul letto. Stava seduta, aggrovigliata tra le lenzuola grigie. I capelli neri erano raccolti in un cucù un po' scompigliato. Stava lì, nella penombra a ripensare a quello che le era successo il pomeriggio prima. Quando stava in quel reparto così scuro della biblioteca del suo paese. Quando aveva preso tra le mani quel libro così pesante, polveroso e si era sentita come in uno dei suoi libri fantasy. Quando soffiava leggermente sulla copertina piena di polvere, e vide una nube innalzarsi nell'ombra. Il libro era rilegato, una copertina scura, di un blu intenso. E incise di un argento sbiadito c'erano dei segni illeggibili. Si ricordava di quella lingua, l'aveva vista su un libro che parlava di una religione neopagana. Ma ora non si ricordava che lingua fosse. "Pensa, cazzo, come si chiamava ?". Mentre pensava intensamente improvvisamente si ricordò. Runico. Passò piano le dita sulla copertina e aprì il libro.
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