Il cielo (tempestoso) in una stanza

Questa stanza non ha più pareti
ma nebbia, nebbia tutto attorno
e alberi rinsecchiti.
Suona un'armonica, meglio che taccia.

Un metro e trentadue
la distanza questa sera fra noi due.
Un metro e zero quattro
mi sei passata per fumare accanto.
A due metri, diciassette centimetri e nove millimetri
sta quel bastardo che come sei entrata
t'ha puntato.
Un metro e cinquantasei? Basta a me
per farmi i cazzi tuoi.

Chiusa nel telefono
scrivi, scrivi
ma di chi?
Riflessa nello schermo
ridi, ridi
ma con chi?

Chissà se parli di me
dei capelli che ho cambiato
del profumo che ho comprato
e questo nuovo baffo fatto
solo per te.

Venti metri quadrati
non so come
ma mi perdo in questa stanza
solo per averti a fianco.
Dove sei?
Stai bevendo con quel tipo
con cui prima hai riso.

Passerà- mi dicono-
non ora.
Passerà- mi dico-
come passano
i miei capelli,
il mio profumo,
il mio baffo
e quello sguardo
il mio
il tuo
che non si è ancora incrociato.

Resto nudo
a non parlarti
i vestiti trasparenti
mi si vede
il cuore sanguinante.
Resto muto
a consumarmi
le sigarette finite
rollate di tamburo.
Siamo lontani
riusciamo a farci male.

Sono chilometri la distanza vera fra noi due.
Pochi millimetri le sue labbra sulle tue.

Manlio Corvi