Berlino è un cesso di città. L'ha detto Sgarbi e, adesso, Claudio si è convinto. Succhia un po' di Club Mate tiepido. Fissa il vuoto cosmico che si espande dalle parti dello Zeiss-Großplanetarium in un martedì pomeriggio di ottobre. Cerca di ricordare come sia finito lì: in quel parco inutile, su quella panchetta gelida, con un drink raccapricciante e il naso che inizia a gocciolare. Dovrebbe pensare come tornare indietro: gli direbbe uno più furbo. Ma indietro dove? Si chiede lui. Indietro di due ore.