siamo fatti di carne e spirito. Siamo continuamente assillati da domande che vengono abbandonate senza risposta, percepiamo di essere fuori posto, di sbagliare sempre qualcosa, abbiamo paura dell'ignoto, del futuro e del passato. Commettiamo errori da cui non impariamo e godiamo dei nostri peccati. Non decidiamo di nascere ma la morte è nelle nostre mani. Sentiamo continuamente bisogno di cercare un senso, di capire quello che ci sta attorno. La maggior parte di noi però si limita a trascinarsi dietro il proprio corpo, inerte. Di solito esistiamo, non viviamo. La società che ci siamo creati ci stritola. Il Dio che ci siamo inventati non ci ama. Le etichette sono le manette della nostra anima. I pensieri che abbiamo dentro ci soffocano. Ci limitiamo a sotterrare velocemente ogni pensiero scomodo che ci balena nella mente e ci limitiamo a vomitare qualche parola urlata contro lo specchio o nel cuscino. Ma noi dobbiamo vivere. Orientamento sessuale? Perché dovrei definirlo? Io voglio vivere. Ma sei gay? Cosa importa? Io voglio essere Durante questo spettacolo della vita mi limito a recitare la mia parte in modo discreto, sempre con l'ansia di capire, mai senza disorientamento. Siamo abbandonati in un mare in tempesta. Speriamo nello scoglio o nella riva. E se la salvezza fosse invece l'abisso?