Siamo nell'anno 2039, il mondo è diventato un unica azienda privata a causa del pressante debito pubblico; è stato riscattato dalla vecchia élite che già lo governava. Ora ha solo cambiato nome, come probabilmente ha sempre fato nell'arco della storia, di questi tempi si fa chiamare l'amministrazione.
Quelle che prima erano genti, poi diventarono popoli e poi nazioni, ora sono diventate le sue sedi dislocate come quelle di un normale franchising; nel più piccolo invece le varie regioni sono i loro soci, e chi pensava di essere un libero cittadino, ora è uno dei dipendenti che lavorano gratis, finché i conti della mega azienda non saranno pareggiati.
Un appassionato di civiltà antiche si reca dalla Sardegna sua terra d'origine, a Tiwanaku, in Bolivia per visitare la città di Pumapunku.
La sera prima della visita alle rovine, nel bar del Hotel entra in contato con un controllore: membro del comitato censura reperti antichi, presente sul posto con altri due colleghi per un interessante ritrovamento.
In maniera "accidentale" il Sardo riesce a mettere le mani sullo smartphone dell'addetto alle censure, "sbadatamente" inoltra ad una sua mail, 25.000 foto aventi come oggetto oltre 10.000 tavole di terra cotta. Scritte in caratteri cuneiformi finissimi, con lettere in alfabeto Ogamico e parole espresse in lingua Sarda arcaica.
Il contenuto di questi testi ci porta indietro nel tempo di tante migliaia di anni, fino a raccontare la comparsa della prima specie umana per opera dei Creatori Babai.
Il protagonista di questi remoti testi è Ekalic degli Shardan, sovrano della città del Puma; figlio di Rha, l'Altissimo uomo Leone che spartì i popoli della terra con i suoi propri figli. Ma solo con quelli partoriti dalle Divine Janas, le madrine dell'umanità.