- Ci si rivede, bellezza – mormorò. In quel momento riuscii a capire quanto le sue morbide, rosee labbra, fossero vicine al mio orecchio.
Potevo percepire il calore che emanava il suo respiro proprio sul mio collo, e, molto probabilmente, lui percepiva il battito frenetico del mio cuore.
O perlomeno, aveva capito quanto fossi spaventata dall’alzarsi e abbassarsi velocemente del mio petto.
Cominciavo ad avere paura, tuttavia cercai di nasconderlo dietro uno sguardo arrabbiato, per non dargli una qualsiasi soddisfazione.
Dopotutto era questo il suo scopo, o sbaglio? Intimorire le persone, ecco cosa voleva.
- Che… che cosa vuoi da me? Lasciami! – Esclamai nel tentativo di dimenarmi dalla sua stretta ferrea.
Non avendo comunque alcun risultato, poiché era troppo forte, purtroppo.
- Calmati ragazzina, non voglio farti niente.
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Che intenzioni aveva?
- Prima di tutto dovresti rispondere ad una mia domanda - disse con voce rauca, serrando la mascella e bloccandomi poi insistentemente il polso al muro.
Un lamento uscì dalle mie labbra, sentendo la mia anima chiusa in una gabbia.
- Cosa vuoi? - sputai acidamente dalle mie labbra rosee, cercando di mascherare qualcosa di fin troppo visibile nei miei occhi: paura.
- Eri tu, vero? Quella sera in discoteca, eri tu a ballare con me, non ho forse ragione? – domandò con un’espressione dura. In quel momento notai una strana luce nei suoi occhi, tuttavia non riuscii a decifrarla.
In quel momento tutto attorno a me si fermò. I suoi occhi erano fissi sui miei, le sue labbra leggermente schiuse, ma immobili.
Era come se il tempo si fosse fermato, e le lancette dell'orologio della vita si fossero frantumate improvvisamente, smettendo quindi di indicare un'ora precisa.
Ogni cosa era immobile, persino il mio respiro.
Diamine. Mi aveva riconosciuta.