Puglia, anni '20 del '900. Rebecca Vicenti è innamorata persa di Andrea Colaleo. Tutto è
pronto: abito bianco ricamato, lista degli invitati e lauto banchetto. Custodita nel cassetto di
un armadio, c'è la cospicua dote che la ragazza, figlia di una delle famiglie più facoltose
del paese, incasserà con il matrimonio. La sera prima delle nozze, Rebecca scopre che
Andrea non l'ha mai amata. L'unico suo obbiettivo? I soldi! Lo stesso inganno sarà posto
in essere da Giulio Svaldi, con cui la giovane proverà faticosamente a rifarsi una vita,
concedendogli, seppur a fatica, la sua fiducia. Con una reputazione ormai lesa dalle
calunnie, Rebecca decide di diventare davvero la donna di facili costumi che tutti in paese
descrivono. Il suo motto? Sfruttare gli uomini per il suo puro ed esclusivo piacere,
divertendosi a mandare in frantumi anche i cuori dei più sensibili. A chi osa propinarle
prediche morali, Rebecca risponde semplicemente: "Non è quello che fanno gli uomini
con noi donne? Ci usano e poi ci scaraventano via, una volta ottenuti i loro sporchi
tornaconti! Non siamo diverse, anche noi abbiamo il diritto di giocare e divertirci un
pochino". Scopertasi portatrice sana di sifilide, Rebecca utilizzerà come arma di vendetta
contro il genere maschile proprio questa malattia. Un morbo che in lei è destinato a
rimanere latente, ma che potrebbe uccidere chiunque se ne contagi dividendo il letto con
la "mantide". Nella ragnatela tessuta da Rebecca finirà per rimanere imbrigliato anche il
bellissimo marchesino Beppe Guglielmi, l'unico che ella abbia mai davvero amato. Non è
una un'eroina convenzionale, Rebecca Vicenti. Di sicuro, non è neppure una di quelle
protagoniste che il lettore amerà incondizionatamente, con cui empatizzerà dalle prime
righe. A volte la si prenderebbe letteralmente a schiaffi, altre la si abbraccerebbe forte per
confortarla. Né Angelo, né demone: solo terribilmente umana.All Rights Reserved