Il sottotenente Calibano Belli ha nostalgia di casa. La guerra si protrae da parecchio, e pur possedendo lui solo diciannove anni di età, l'anno trascorso a stare chinato nei trinceramenti e a eseguire ordini balzani lo ha ferito, umiliato, scorato e disilluso. Malgrado sia il figlio del generale di divisione Prospero Belli (e di conseguenza abbia un ruolo, per così dire, di rappresentanza del più maturo genitore, eroe bellico) sente prepotente la nostalgia per la fidanzata lasciata e per la madre che, diversamente dal prepotente genitore maschio, lo ha sempre compreso nelle sue fughe artistiche sognatrici. Il lato debole di famiglia, il lato sensibile e artistico. Una sera, una di quelle sere caliginose che impregnano di umidità e nebbia la pianura lombarda , le sue rogge e i suoi filari allineati di cipressi e i suoi massacri indicibili, il ragazzo decide di prendere la via più semplice. Lasciato l'attendente a russare, si allontana in diagonale verso le traballanti linee nemiche... Vuole disertare? è semplicemente confuso? ha dato un indirizzo errato alla sua voglia di evasione psicofisica? Seguitelo passo passo nella sua discesa in direzione di un inferno non solo personale, dove le facce si assomigliano, e si distanziano tutte. E l'identità di ognuno è un lancio di dadi truccati sull'impiantito del vivere amaro.