Questo romanzo di Cristina Tovo Chieto di origine piemontese, è ambientato in un castello dell'alto Medio Evo, attorno al XIII-XIV secolo, con una particolarità: i dialoghi tra i personaggi sono tratti fedelmente dall'italiano "volgare" adottato dai nostri più famosi scrittori di quell'epoca ma , ovviamente, addolcito e reso più scorrevole per i lettori contemporanei. Questo linguaggio è frutto di una minuziosa ricerca come pure la descrizione degli ambienti, fedelmente tratta da studi reperiti in varie biblioteche milanesi sugli usi e costumi di vita nei castelli di quell'epoca. In Ermelinda delle ninfee di intersecano le vicende di due donne: l'una vissuta molti secoli orsono e l'altra, figlia dei tempi nostri che, per arcani misteri, fanno sì che le due vite debbano intrecciarsi e confondersi l'una con l'altra in un susseguirsi di colpi di scena. È "d'uopo" aggiungere che la lettura del romanzo è scorrevole e incalzante, a tratti misteriosa, commovente, romantica, curiosa, antica e moderna... Basta sapersi abbandonare fra queste pagine per cercare di dipanare coi protagonisti quella lontana e oscura vicenda.