Il marmo della Sala dell'Olimpo tremò per l'impatto e quando scagliò la lancia verso Ares, il dio non fu veloce abbastanza da impedire che gli si potesse conficcare nella spalla.
Rovinò a terra tra i sussulti degli dei attorno a loro ma non fece in tempo ad alzarsi. Atena gli piombò sul petto, le ginocchia contro il suo corpo, tenendolo bloccato al terreno mentre, con estenuante lentezza, rivoltava la lancia nella sua spalla.
Ares sussultò, digrignò i denti mentre lingue di icore gli colavano lungo la spalla ed il braccio, allargandosi sul pavimento. Atena si chinò su di lui, il volto a pochissimi centimetri da quello del dio della guerra, vicino abbastanza da poter sentire il respiro affannato di dolore sulla pelle.
- Se succede qualcosa a mia figlia, Ares - sibilò, in un sussurro, - farò in modo che la tua stessa esistenza ed essenza scompaiono nel nulla fino a che, di te, non rimarrà neanche il più piccolo brandello di ricordo.