Schiamazzi, urla, risate, profumo del maialino appena cotto e di birra continuamente versata a terra. Gli uomini erano fin troppo ubriachi per reggere il bicchiere o anche per camminare. Quella era una delle solite serate che aspettavano gli osti della principale taverna di Port Royal. I coniugi Garcia e la dolce Alice possedevano quella taverna da antiche generazioni. Da ormai 5 anni, anche la bambina li aiutava spesso a servire i tavoli. Nel suo piccolo vestitino sporco e povero nascondeva parte delle mance dei clienti, senza farlo sapere ai proprietari. Quella sera in particolare, sulle rive di Port Royal si aggirava una tremenda tempesta, proprio mentre quella che, si diceva essere la nave più veloce dei Caraibi, attraccò al porto con il primo ufficiale Norrington e il governatore della città, il signor Swan. Alcuni ufficiali britannici fecero irruzione nel tugurio e posarono sul tavolo un bambino, quasi dell'età di Alice, forse più grande, che non respirava. -Serve aiuto qui!- disse un mozzo, vestito comunque della divisa britannica. Ma prima che qualcuno potesse fare qualcosa, un cannone distrusse quasi metà della taverna. Alice si accucciò sotto il tavolo, troppo impaurita, ma dal buco vide chiaramente cosa avesse sparato. Era una nave, dalla quale stavano scendendo una ventina di uomini armati di spada e pistola che crearono caos. Da sotto il legno, poté anche percepire che il bambino non era morto. Allora si alzò e lo analizzò: sembrava un ragazzino del tutto normale, tranne che al collo aveva un curioso ciondolo. Era una moneta d'oro con un teschio disegnato al suo interno. Alice sapeva benissimo a cosa, anzi, a chi, era associato quel simbolo: i pirati.
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