Evelyne
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Complete, First published Aug 20, 2014
Anno 3265. 
La Terra non esiste più. Gli esseri umani hanno sfruttato tutte le sue risorse, fino a quando questa non è divento un pianeta morente. Un gruppo di scienziati riesce a mettere in salvo parte della popolazione portandola su Xaral, un pianeta con le stesse caratteristiche della Terra. Con la loro partenza sperano di poter mettere fine alla malvagità e la sete di potere degli uomini, ma purtroppo vengono delusi: coloro che avevano salvato si impongono sulla popolazione nativa, massacrando gli Xaraliani.
Anno 4065.
Evelyne è una ragazza fortunata, o per lo meno questo è il pensiero dei suoi dottori. Il suo corpo è stato ritrovato quasi in fin di vita in seguito all'esplosione di un palazzo. Il prezzo per la sua vita è stata la memoria: non ricorda nulla dell'incidente o della sua vita prima di esso, non ricorda amici, familiari e neppure il suo nome. L'unica cosa che sa è la sua età, diciotto anni, confermata dai dottori. Tutta l'eredità del suo passato è una medaglietta con scritto "Evelyne" appesa al collo.
Lentamente, riuscirà a mettere insieme i pezzi del suo passato, scoprendo che il suo destino è collegato a quella misteriosa popolazione, massacrata molti anni prima.
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[rev. 2025] L'isola di Prirode è divisa a metà, come era già successo in passato. Il Sud, per poter salvare la nazione dalla guerra imminente, decide di offrire la possibilità ai carcerati di arruolarsi in cambio di una riduzione di pena. È per questo che Reila si ritrova ad essere un soldato in una delle tante Basi Militari, anche se tutto ciò che desidera è tornare alla sua vita tranquilla. Ha promesso a sua sorella di stare lontana dai guai, ma tutto le diventa più complicato quando conosce i componenti della sua squadra e il suo comandate. «Quindi non è un modo per vendicarti di qualche offesa?» Bayer rise per quello che avevo detto e ciò non gli fece vedere arrivare il secondo pugno dritto alle costole. La sua risata fu interrotta da una specie di grugnito più per sorpresa che per dolore. «Non mi offendo per così poco», ribadì dopo qualche scambio di mosse. «Perché, credevi fosse una punizione?», chiese velocemente a causa del fiato corto. Non feci molto caso nel sentire di avere il suo stesso tono di voce. «Sinceramente sì. L'unica volta che ho parlato più del dovuto mi hai usato per un tuo stupido test.» Le mie forze stavano per esauristi. Mi sentivo stanca, sopratutto perché il mio avversario non dava nessun segno di resa. Poi, in un secondo, riuscì ad afferrarmi il polso e a portarmi vicino a lui. La mia schiena inarcata poggiava parzialmente sul suo petto e il dolore del polso contorto saliva e mi bruciava tutto il braccio. «Non mi dire che sei ancora ferma a quell'episodio.» La sua voce mi arrivò in un mormorio debole e affaticato, il suo respiro veloce mi spostava una ciocca che era scesa dalla coda. Sentirlo così tremendamente vicino mi fece mettere da parte il dolore per poter reagire. Anche io non mi capacitai di come fui capace di capovolgere la situazione, ma solo dopo realizzai che ci ero riuscita solo perché lui me lo aveva concesso; percepii il suo dolore dal piccolo verso che si lasciò sfuggire.
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