Questo è un racconto, uno vero. Terzo capitolo di una serie mai conclusa, ultimo superstite di un sogno dato alle fiamme. È abbastanza rudimentale e a ben vedere piuttosto ingenuo, ma è pur sempre una storia, corrisponde alla definizione classica di racconto. Ed è probabilmente l'ultima vera storia che mi sia riuscito di scrivere, nel settembre del 2005, circa un paio d'anni prima dell'incidente, della catastrofe. Prima che il tempo iniziasse a contorcersi e a rivoltarsi su sé stesso come un verme al sole, prima di precipitare nel buio, in una caduta perpetua e silenziosa. O forse piuttosto, come sostengono alcuni, prima che perdessi completamente la ragione. Prima che decidessi di abbandonare la scrittura per sempre, prima che iniziassi a costruire le mie strane macchine. Prima che scegliessi di dedicarmi unicamente alla cartografia di labirinti e alla progettazione di trappole. Prima che le mie mani iniziassero a muoversi per conto proprio, dando forma e vita a mostri bizzarri, forse nella vana speranza che potessero proteggermi. O magari -in fondo- soltanto perché desideravo che popolassero i miei scaffali, così, semplicemente, tanto perché vi fosse qualcuno a tenermi un po' di compagnia. Difficile dirlo con certezza, i mostri sono entità sfuggenti, costrutti metafisici estremamente complessi... è quasi impossibile capirli per davvero.