E' lì, sdraiata sotto le coperte di lana, a guardare il cielo sereno e a pregare tenendo stretto tra le sue mani il Rosario d'argento. Il vento entra dalla finestra, accarezza le tende color sabbia e con i ricami d'avorio e le raffredda il viso, delicato, stanco e segnato dal tempo. L'hanno chiamata figlia, sorella, mamma, moglie, nonna ed Iris, proprio come il fiore, ma il suo nome è Rosalia. Il televisore posizionato alla destra della finestra, trasmette la Santa Messa. Mentre il prete dà la benedizione e augura una felice Domenica, Iris pensa a come il tempo sia passato velocemente e a come non riuscisse mai ad essere sola. D'un tratto un profumo di vaniglia la sovrasta e girando il capo, nota una sagoma nera seduta sul letto, vicino ai suoi piedi e che sembra avvicinarsi pian piano al sul volto, come se volesse farsi riconoscere. Non è qualcuno che respira ,ma soffre, come se fosse ancora in vita e i ricordi lo tormentano. E' disperato e cerca conforto negli occhi di Rosalia. Quegli occhi, dipinti con tutte le tonalità di azzurro, avevano un dono o forse una maledizione. E' un bene o un male riuscire a vedere ciò che, normalmente, è invisibile all'occhio umano?