Quando questa storia, vera, mi è stata raccontata non era così divertente.
Non è mai divertente la fine di una storia di amore, tra l'altro lunga come questa.
C'erano pianti e rabbia e delusione. C'era tanto dolore.
Da ciò è nato il desiderio di trasformare tutto ciò.
Ho chiesto alla mia amica di riflettere su ciò che le stava succedendo e di scrivermelo a grandi linee, inviandomelo la sera via WhatsApp.
In pratica un diario terapeutico (la diarioterapia è spesso consigliata dagli psicologi, quelli seri, poiché sostengono che formulare a parole quello che ci fa paura o che ci preoccupa è il primo passo per liberarcene).
Io però poi lo rielaboravo, cercando di metterci il meno possibile del mio ma indossando, grazie al mio distacco, le lenti dell'ironia e del sarcasmo.
Poi glielo rinviavo il giorno dopo.
Dopo qualche giorno era così divertita e presa dalla scrittura della nostra storia a quattro mani che lei stessa mi raccontava ormai ciò che le succedeva come fosse una barzelletta.
Perché, se non ti resta che piangere, diceva qualcuno, forse è meglio prenderla a ridere.