Dal capitolo 4: Sospiro. Tremo anche mentre respiro. Un capogiro. L'aria. Aspiro ossigeno. Nella testa parole sconnesse. Sempre le stesse. Tutte uguali. Come le gocce di pioggia. Come piovesse. Frasi che non pronuncerò mai. Che cadono nella mia testa e allagano. Come un'alluvione. Un mondo. Distrutto. Frantumato. La distruzione si dilaga per le strade come un virus pronto ad attaccare. Le persone. Ne rimangono solo frammenti impercettibili. Devastate. Impaurite. Ma non Ethan. O dovrei chiamarlo Luca. No Ethan. Lui non è distrutto. Lui... Non è vero. È ridotto a pezzi minuscoli di quello che era. Invisibili. Quasi inesistenti. Ma non ha paura. Lui è forte. Può superare tutto. Non scherziamo. Un'altra bugia. Lui è spaventato a morte. Piange. Grida. Non sopporta quella sua inutile esistenza. Ma almeno è sano di mente. Non ha il cuore spezzato. O forse sì. È malconcio. Devastato. La sua anima evapora in gocce di sangue amaro. Ma non importa. Lui non mostrerà mai la sua debolezza. La sua umanità. Preferirebbe morire che sembrare uno squallido bambino piangente. Che sembrare esangue. Preferirebbe morire che affezionarsi e soffrire ancora.
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