Lo riconobbe subito. Spalle strette e culo imperiale, serio e convinto sulle sue gambe da calciatore mentre assecondava la sua spudorata e inossidabile ottusità, cercando di prendere un pacco di cereali dallo scaffale più alto senza i giusti centimetri per arrivarci. Louis Tomlinson aveva un certo talento per l'immaginazione. Harry non lo vedeva da nove anni. Quasi. Otto anni. Dieci mesi. Dodici giorni. «Deduco che tu abbia già scartato l'opzione chiedere uno sgabello», gli disse avvicinandosi. Louis si fermò, senza girarsi, si prese un minuto per consumare e trattenere l'emozione. Harry Styles. In nessuna vita avrebbe potuto dimenticare quella voce, quel timbro cupo, sabbiato, che aveva sentito crescere e sporcarsi, insieme alla capacità di amare. Ma non si lasciò sopraffare dalla sorpresa e recuperò il suo autocontrollo, aveva la sua battuta da dire, Harry se l'aspettava e mai l'avrebbe deluso. Mai più.