Può un Arisen mettere un punto finale all'Eterno Ritorno e trovare la sua felicità senza dimenticare, senza sacrificare, senza abbandonarsi all'oblio della solitudine? Può una Pedina interrompere l'evoluzione a cui è destinata e amare come un vero essere umano?
"Rinascita" offre un punto di vista alternativo sullo svolgimento del destino dell'Arisen e della sua Pedina, nonché sul commovente finale di Dragon's Dogma.
Nota dell'autrice: amo Dragon's Dogma, è uno dei miei giochi preferiti in assoluto. Il finale, però, per quanto da una parte mi sia piaciuto e mi abbia commossa mi ha anche lasciato un enorme amaro per diversi motivi, fra cui la questione "persona amata": in pratica, quasi un qualunque personaggio, senza una vera logica né una serie di fatti appositamente studiati, può divenire quella persona che apparirà nel finale come l'amante dell'Arisen. E' una cosa su cui sono rimasta decisamente spiazzata. La mia idea, quindi, è che sia molto più logico un finale in cui sia la pedina dell'Arisen a diventare la persona che ama. Del resto, l'Arisen affronta l'intero viaggio insieme a lei, condividendo battaglie, pericoli, momenti intensi, difficili e speciali... non di meno per il giocatore è logico affezionarsi di più al proprio personale compagno di viaggio che agli npc di passaggio, con i quali si interagisce occasionalmente e senza approfondimenti di alcun tipo a livello narrativo.
Sì, le pedine non sono veri umani, lo so bene. Ma questa fiction, oltre a dare più senso all'aspetto romantico di Dragon's Dogma, davvero trascurato nel gioco, parla esattamente di come questo non sarebbe un impedimento per un eventuale finale in cui siano proprio esse ad innamorarsi e a divenire le persone amate dal loro Arisen.
Serrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè gli Arcangeli erano delle creature estremamente territoriali e protettive, ma a mia discolpa potevo affermare di aver letto moltissime storie nella biblioteca dell'Accademia, così tante, che più e più volte mi ero ritrovata a sognare angeli in armatura scintillante e spade sguainate. E pertanto, così impegnata nella ricerca dell'eroe perfetto tra la mia gente, non mi accorsi che l'eroe della mia storia potessi essere io e il mio complice un vampiro dai canini affilati, lo sguardo vermiglio screziato di grigio, uno spiccato senso dell'umorismo ed una super tendenza al narcisismo.
Un uomo appartenente al popolo che mi avevano insegnato a disprezzare.
Un uomo, che aveva permesso la mia autonoma rinascita.