E no, la mia vita non era totalmente un cliché, quindi non starò qui a raccontare di come le relazioni non facciano per me, o di come il mio passato mi abbia segnato al punto di non riuscire a relazionarmi o a fidarmi di nessuno.
Dio, no!
Perciò vi chiederete perché ancora non espongo la mia favolosa storia d'amore nata quella notte, e di come il caso avesse voluto che noi due fossimo destinati a stare insieme.
Semplice: Harry Styles, altissimo, ricci setosi, due fari verdi al posto degli occhi e la pelle diafana che si alternava con marchi neri sparsi un po' per tutto il corpo, era felicemente fidanzato da 5 anni.
Il motivo per cui continuava a volermi vedere o ad accettare i miei inviti mi era ignoto, non ne parlavamo mai. Non rientrava nel nostro rapporto questo tipo di conversazione.
E così, dopo essere uscito da lui ed accasciato al suo fianco, sdraiandomi sul pianale di quel furgoncino, mi gira scrutando il suo volto rilassato e appagato, notando il suo respiro farsi a poco a poco irregolare, segno che stava per addormentarsi, pensai a quanto era irrimediabilmente bello e di come era stato impossibile non innamorarsi delle sue fossette, o delle sue labbra rosa e carnose, o della sua intelligenza e della sua passione per i libri, o del suo modo di parlare.
E si, okay, magari la mia vita era un grosso cliché.
Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre.
Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura".
Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro.
Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido.
Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata.
Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.