Maria è solo una bambina quando, da una delle finestre della maestosa Martiniana, guarda impotente Antonino, il suo compagno di giochi, lasciare la villa senza neppure un ultimo saluto. Il rancore accompagna gli anni che seguono: attraversa il terremoto del 1908 e la Grande Guerra. Ed è proprio dopo la fine del conflitto che raggiunge il suo apice, quando Antonino ritorna alla villa dopo ormai quindici anni di assenza. Entrambi i ragazzi sono cresciuti: Maria, divenuta giovane donna, ha cominciato a lavorare alla Martiniana come domestica, mentre Antonino è uno dei membri di spicco della borghesia reggina.
La memoria di ciò che è stato comincia ad abbattere il muro di ostilità che Maria ha costruito. La distanza, quella tra i corpi e tra i due ceti, si affievolisce sempre di più, fino a far riscoprire loro una felicità che sembrava appartenere al passato. È una felicità familiare eppure nuova, infantile e incredibilmente matura. Sullo sfondo di una Reggio Calabria liberty, quella nota a Pascoli, Vitrioli e Quasimodo, i due giovani stringono un legame corporeo e intellettuale, che li soggioga e li rende al contempo liberi.
Ma ci sono ostilità che non si esauriscono con un "cessate il fuoco". Apparenze, convenzioni e verità scomode non lasciano spazio a sentimenti ed emozioni.
Sono pur sempre gli anni Venti, gli anni del progresso, del trambusto, del prodigio della mente umana. Non certo dei romanzi d'amore.
Wessex, fine 800.
Thora è la giovane favorita del principe Alfred, futuro re della regione. È una semplice serva, ma con una mente spigolosa e pungente, tipica dei furfanti dei sobborghi.
Lei è la ragazza che sa usare una spada, quella che in chiesa finge di pregare e che non tiene mai a freno la lingua, risultando quasi fastidiosa.
È la stessa che si ritrova davanti ad Ivar, uno fra i peggiori carnefici nell'ampia fortuna vichinga, e gliene resta per sempre intrappolata.
Perché, si sa, dal destino non si può sfuggire, e certo non dalla morte.