Dalla storia:
"Qual è il tuo nome?" chiese. Lo sguardo del piccolo divenne di nuovo scottante "Marc-" "Il tuo vero nome" lo blocco subito Louis. Sì, Louis poteva dire che quello sguardo gli avrebbe procurato delle ustioni prima o poi.
"Harry" Louis gli porse i giubbotti, un ghigno che sapeva di vittoria sul suo viso.
"Harry eh" il riccio iniziò a mettersi il suo giubbotto, le sue spalle si tesero e Louis fu rapito da quel movimento.
"Sì, Harry Edward Styles" Disse il piccolo prima di voltarsi e incominciare ad andarsene. Harry era quasi giunto alla porta quando sentì "Louis", si bloccò e si rivoltò indietro. Che gioco era quello? Si stava prendendo gioco di lui? Sapeva che sul suo volto era palese che volesse capire il perchè lo avesse chiamato con quel nome.
"Louis William Tomlinson, è il mio nome" Harry si fermò a guardarlo per qualche secondo e poi rivolse di nuovo il suo sguardo verso la porta, si ritrovò a considerare quel Louis come qualcosa di incredibilmente ammaliante ma subito scacciò quel pensiero; non poteva lasciarsi incantare, non quella sera.
"Non sapevo di avertelo chiesto" disse prima di uscire dalla stanza, ad accompagnarlo verso l'uscita la calda risata dell'altro.
Dicono che le più grandi storie iniziano sempre così: piano, con uno sfioramento, un tocco leggero fra due vite per poi iniziare a scontrarsi e rincorrersi. Si dicono tante cose, alcune vere altre meno. Si raccontano storie senza inizio, altre senza fine, alcune senza senso. Questa? Questa storia semplicemente non è una storia. O almeno di questo erano convinti i nostri protagonisti.