«Al giorno d'oggi è così difficile non sembrare uno squilibrato. Solo che... volevo sapere il tuo nome» confessò lui, sincero. «A cosa ti serve saperlo?» lei non osò abbassare la guardia. «Io... non lo so, ti ho vista entrare e non lo so. Sei molto carina e...» lui capì di aver sbagliato tutto: ogni parola gli sarebbe andata contro. «Quindi siccome sono carina hai pensato di rimorchiarmi, davvero originale» concluse lei, inorridita. «In realtà... speravo solo di poterti invitare a-» le guance di lui cominciavano ad arrossire. «No, grazie. Ora se vuoi scusarmi me ne vado» gli voltò le spalle. Lui non si mosse ma gli venne spontaneo chiedere «Perché no?» Lei sospirò: mai incontrato un tipo così insistente «Perché no. Perché non ti conosco nemmeno e potresti davvero essere uno squilibrato» «Almeno concedimi il beneficio del dubbio!» lui si giocò l'ultima carta, giurando nella sua testa di non insistere oltre. Lei si fermò di colpo. Quando si voltò verso di lui, Tommaso pensò di aver fatto bingo. «Se sarà destino, ci rivedremo e io allora accetterò, forse, di prendere un caffè» furono le sue parole, prima di girarsi ed andarsene, lasciandolo impalato e senza speranza. Roma era grande per una simile opportunità.