Urlavo ma nessuno percepiva le mie grida silenziose, il groppo alla gola non mi faceva respirare, le lacrime, però, non uscivano fuori, era come se fossi estranea al mio corpo; ansia, paura, tristezza non riuscivo a strapparle via dalla mia anima, bruciavano sopite, logorandomi dentro. Le notti buie rincorrevano incubi e sogni infranti, avevo solo vent'anni e macigni enormi sulle spalle di cui non riuscivo a liberarmi. Avevo smesso di cercare un senso a tutto questo male, ai miei occhi, la vita scorreva troppo velocemente ed io restavo ferma, inetta, facendomi risucchiare in un vortice senza fine. Danzare era l'unico modo che avevo per star bene, sentirmi libera, ma, oramai, non era più una priorità, bensì un optional, e questo faceva più male di una famiglia disastrata o di una pessima giornata a lavoro; raccoglievo le mie ceneri da anni e volevo mollare, farmi trasportare dal vento e lasciarmi andare da qualche parte, lontano da qui, lontano dal mio passato. In fondo, volevo solo scappare ma nessun posto mi avrebbe salvato da me stessa. Perché era così difficile andare avanti? Non avevo le forze per reagire, nessuno lo capiva, nessuno lo percepiva ed io stessa non volevo accettarlo, fingevo di nulla ma vivere non era mai stato così difficile come in quel gelido inverno di un anno fa