Grandi pannelli scolpiti a bassorilievo decorano i muri e gli interni della rocca del pianeta deserto di Arrakis, esse mostrano i giganteschi vermi del deserto gli Shai Hulud, le cui spire si avvolgono in sinuose curve che li rendono simili a draghi misteriosi e divini nella loro incomprensibile alienità. La stessa città fortificata di Arrakeen, circondata da un'impenetrabile catena montuosa, ci appare come una Ur dei Caldei, una Babilonia degna di Dario e forse simile alla città del Cairo medievale, con bastioni e ziggurat.
"Qui sono e qui rimango" un ultimo alito di vita e di morte esala dalle labbra livide di un condannato.
In questo mondo così lontano da quello natale, arido, spietato e impossibile, troverà la morte il Duca rosso, Leto, per un crudele destino e per un impensabile tradimento.
Il corpo del Duca giace supino e denudato, principalmente della sua dignità regale, immobile nelle luci radenti, caravaggesche di una sala di Arrakeen in mano agli Harkonnen.
A colui che osserva si offre la scena del Cristo Morto di Andrea Mantegna; questa è la fine di Leto. Identica a quello scorcio ideato secoli fa dal grande pittore padovano e sofferente della stessa tragica solennità.
«Qui sono e qui rimango»
sussurrerà il Duca prima di sacrificarsi per la salvezza del suo popolo, di suo figlio, in fuga tra le sabbie dell'immenso deserto di Arrakis.
Una serie di missing moments tra Leto e Paul che si spinge fino a un presente che sconfina nel passato del duca di Caladan.
I personaggi sono di proprietà di Frank Herbert.
La trama che si discosta dall'originale è di mia proprietà e protetta dalla legge per la tutela del diritto d'autore.
Ringrazio, inoltre, @LadyAngelFanWriter che, in quanto conoscitrice dell'esalogia dei romanzi, mi fornisce qualche precisazione canonica, oltre alle ricerche che svolgo personalmente per portare avanti quest'opera.
Data di inizio pubblicazione 05/01/2022