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«Gnossienne No. 1 di Erik Satie partì in quel momento. Simone si avvicinò lento al ragazzo: le ciglia lunghe accarezzavano il suo volto rilassato, il respiro era lento e profondo, i capelli gli ricadevano sulla fronte. Simone lo osservò per quasi cinque minuti. Il tempo della canzone.
Il respiro di Manuel seguiva il tempo di quel pianoforte. Le ombre della casa li avevano avvolti e portati in un mondo lontano. Le note erano come neve che scendeva sui loro corpi. Quello di Manuel, nudo, e quello di Simone, fragile e indifeso. La neve però si sciolse, tramutandosi in rivoli d'acqua fredda sulla sua pelle. Brividi, Simone se li sentì salire lungo la schiena fin dietro il collo. Il ragazzo fissò quell'immagine nel cervello.
La musica rallentò, fino a sparire nell'aria fresca di metà ottobre. Quando il silenzio calò come una scure su di loro, Manuel aprì gli occhi e si alzò di scatto dal divano. Simone si gettò sul pavimento facendo finta di raccogliere i disegni caduti.» [...]
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Dalla morte del papà Simone è un ragazzo che si è perso.
Disegna tutto ciò che vede, che pensa, che prova. E un giorno, tra i modelli all'Accademia incontra un ragazzo, Manuel, che cerca di pagarsi gli studi universitari posando per gli artisti. La realtà non è solo una, e ci sono tante facce in un dado: è questo che capirà Simone.