Non so cosa fosse, ma lo avvertivo ogni qualvolta avevo paura. Ne avevo sentito parlare a scuola: un bambino schivo e inquieto raccontava che di notte una sorta di entità con sembianze inumane veniva a trovarlo, spiandolo dalla finestra e sfoggiando un sogghignante sorriso... Raccontava che quelle volte in cui riusciva a vederlo meglio, la sua pelle sembrava fatta di squamoso carbone e i suoi occhi brillavano di un malsano scintillio indefinibile. «Arrivederci Norfolk, a mai più...» Norfolk (Virginia), 1996
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