Louis non aveva mai creduto nell'amore più di tanto, a forza di ascoltare e riascoltare le fiabe sul principe azzurro, sul lieto fine, quelle che amavano tanto le sue sorelline, e dopo anni e anni, fiabe e castelli, si era convinto che nulla di tutto questo potesse esistere.
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Harry non aveva mai dato troppa importanza all'amore. Ci credeva, eh, eccome se ci credeva. Era facile vederlo mano nella mano di una ragazza, nei corridoi della scuola. Ragazza che un mese era mora, un mese bionda, quello dopo castana. Harry non capiva perché nessuna delle sue relazioni, nessuno dei suoi flirt, andasse a buon fine. Harry non capiva perché, dopo quelle due o tre settimane, fosse sempre lui a mollare la sua partner, sentendosi vuoto. Harry non capiva, non riusciva a capire, cosa fosse il vero amore.
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And you know my heart by heart.
And you know my heart by heart.
And you know my heart by heart.
[Larry Stylinson!]
"Uno novembre.
Ore zero quattro e sette di mattina.
Il soggetto è esausto, sembra delirante.
Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli.
I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano.
È un topo da laboratorio, gira e rigira nella sua ruota.
Non riesce a fermarsi, farnetica e fatica a stare dietro ai suoi pensieri.
E a quello che gli viene detto.
Quando chiude gli occhi, non percepisce la realtà, il suo respiro si intensifica e l'affanno diventa tale da non permettergli di riaprirli se non nel buio più totale.
Nella sua testa si ripete solo un'immagine: lei, con la pelle di luna e i capelli di sole.
Nuda tra le sue braccia.
Il soggetto sono io.
E non so più dove ho messo la testa."