Questo scritto non credo possa rispondere ad un genere propriamente definito. In verità non può e non vuole rispondere proprio a nulla perché, in fin dei conti, ogni domanda ed ogni modello, sono sempre relativi, riferimenti parziali che provengono da punti di vista esterni, o da contrattazioni, meglio contrazioni, di significato ai quali poi doversi in qualche modo attenere, ai quali poi bisogna fornire risposte più o meno corrispondenti all'attesa.
Ma l'intensità di un urlo o di un gemito, di un pianto o di una risata, si esprime sempre partendo "dall'interno", libera, senza pensieri di sorta. Quelli arrivano dopo.
Nell'esprimersi credo quindi che avvenga qualcosa di diverso, qualcosa di "inverso".
Non scrivo di ciò che davanti agli occhi è delineato ma di quello che è oltre le linee, di quella parte che è scontornata. Di quella parte che spesso è taciuta, che è sotto le parole e che quindi anche se non la ascolti con le orecchie comunque esiste. È sempre questione di sensi.
Ecco, è proprio lì che cade la mia attenzione, il mio osservare, il mio pensare, il mio scrivere.
Nel "non essere" definiti credo che ci si senta più vicini agli istinti d'anima, a quella purezza che in ogni forma di rappresentazione poi finisce per perder sempre qualche pezzo. Forse troppi, probabilmente i migliori.
Questo spazio vuol essere piuttosto una raccolta di "morsi d'anima", senza filtri, senza censure, crudi ed espressi in parole che, nella loro limitatezza, sono in ogni caso tracce di una intensità autentica, vissuta attraverso un percorso sempre inverso alla superficie.
Un attraversamento fatto di inquietudine, amore, odio, passione, erotismo, smarrimento, delusione, felicità, malinconia e di tanti altri "morsi" che, probabilmente, lasciano i segni di un cammino verso una ricerca continua di quell'oltre dove la nostra anima risiede ed alla quale tutti noi, da sempre, rispondiamo.
Scrivo di uno scorrere disordinato e di un sentire scomposto di morsi d'anim
《Qui le regole le faccio io. Hai capito?》
《E se non mi piacciono le tue regole?》
Ryan è la personificazione del bravo ragazzo: gentile, educato e di umile famiglia. È sicuro di sé stesso e non ha problemi ad urlare al mondo intero la sua omosessualità. Non ha mai scalfito ad alcuna regole e quando mette piede per la prima volta all'università di Yale, tutto avrebbe immaginato meno che scontrarsi con il figlio scontroso e problematico del preside.
Una spallata data per sbaglio. Un botta e risposta, ed è subito caos.
Thomas è sempre stato abituato ad ottenere quello che vuole. Essere il figlio del rettore di una delle università americane più facoltose, ha i suoi vantaggi e Thomas non se ne lascia scappare uno. Arrogante, bello, ribelle e incline a mettersi nei guai, troverà in Ryan tutto ciò che ha sempre detestato ma anche desiderato.
Tra i due sembra antipatia a prima vista. I loro caratteri non coincidono,e Ryan non ci sta a sottostare alla prepotenza di Thomas ne tanto meno alle sue assurde regole mirate a governare l'intero college.
Ma quando I due vengono messi assieme per lavorare ad un progetto, le cose si fanno ancora più complicate, perché l'antipatia cresce ma con essa anche un inspiegabile attrazione. Ma Thomas non è gay, o almeno così va dicendo in giro, eppure la vicinanza con Ryan sembra non essergli indifferente.
Una sera, i due si ritrovano coinvolti in un inseguimento da parte di un gruppo di ragazzi con cui Thomas ha dei conti in sospeso, e per mascherare la loro presenza, in un vicolo, Thomas bacia Ryan, facendo così credere di essere una coppia di passaggio.
Ma quel bacio scatenerà in entrambi rivelazioni ed emozioni a cui forse nessuno dei due era pronto...