Hai detto la solita sigaretta. La solita prima d’andare a dormire.
Ogni mattina t’alzi stanca. Apri gli occhi e tiri quel respiro lungo, profondo, come fossi appena nata. Cerchi alla mente, fai finta di scordare che giorno è. Ti butti dal letto. Le stesse cose. Gli stessi libri che ti danno voglia di scarabocchi che non faresti mai.
Il caffè, il caffè delle otto e ventisette… Ha un profumo migliore.
Hai lo specchio lì vicino, la tua immagine ha una cotta per te e te lo confessa. So che è vero. Ma la tua femminilità, chiaro, è bella, tanto da non perdersi con le parole che in fondo tutti potrebbero dire.
Tu mi scrivi, tu mi abbracci. Le giornate vanno, il treno che passa, le auto ferme ai semafori smanianti di partire. Fai scorrere i capelli e li aggiusti sopra una punta di rossetto e trucco. Sono cento a guardarti e io sono felice di vederti dopo cento telefonate.
Mangi qualcosa al volo. I libri davanti, li chiudi. Certi display che si illuminano non fanno per te, getteresti tutto dalla finestra spaccandone il vetro. Vai avanti, non sai in effetti cosa ci sia dietro le tue spalle, poi ti dici una bugia, hai la testa che te lo ricorda: dice amavo. Così per il gusto di dirlo, senza una bella lettera tinta di labbra… e per il resto ce ne sono a sufficienza di occasioni per spingerti a far morire qualcuno per te se lo vuoi.
Bah… Non eri tu quello sentimentale? Un po’…. è che mi hai insegnato a prendermi cura di me… Dopo quelle lezioni, do a me stesso le ripassate, ma, è vero, sia tu che io siamo studenti svogliati.
Lo stesso giorno, ora che ci pensi, è lo stesso da circa un paio d’anni a questa parte. Il poster di Audrey Hepburn fermo nella memoria. La gente che va, i volantini a terra per strada, le sigarette spente un po’ ovunque dalla pioggia di questo o quel giorno. Poi le amiche, le amiche, il loro dannato casino che hanno in testa, da solite caprette innamorate delle cazzate.
Ti fai fiducia, torni a casa. Hai voglia di fare l’amore…Todos los derechos reservados